La rivoluzione dei medici dei base

«Questa nostra proposta di riforma della Medicina Generale per il nostro territorio vuole essere un’occasione per rilanciare i rapporti e riaprire i tavoli di trattativa con la Regione Veneto. Non è più il tempo dei provvedimenti tampone che rincorrono affannosamente le emergenze, che pur ci sono e riconosciamo. Crediamo che questa riorganizzazione della Medicina Generale possa essere una risposta strutturale e concreta ai bisogni di salute e di assistenza della popolazione e siamo pronti, da subito, ad affrontarla e ad offrirla alle comunità locali e alla politica».
Queste le parole scelte dal segretario di FIMMG Veneto Maurizio Scassola per presentare oggi in anteprima la proposta di riforma delle cure territoriali, studiata ad hoc per il Veneto, elaborata insieme da tutte le sezioni provinciali della FIMMG regionale.

Una riforma che mira a superare le criticità latenti da tempo ed esplose durante la pandemia – la carenza di medici di medicina generale, che andrà sempre peggiorando a causa dei prossimi pensionamenti, senza un ricambio generazionale adeguato, le aree sprovviste di medici di famiglia, il numero ancora troppo alto di medici di famiglia che lavorano da soli nei loro ambulatori, la necessità di investimenti per il personale di studio per alleggerire i carichi burocratici, la carenza di medici di continuità assistenziale – ma anche a dare nuove risposte a nuovi bisogni di salute dei pazienti, a migliorare la qualità delle cure e a migliorare la qualità personale e professionale del medico stesso «perché – sottolinea Scassola – un medico sereno cura meglio gli altri».

Tre gli step – in costante dialogo, integrazione e collegamento tra loro – in cui si articola la riorganizzazione sul territorio pensata da FIMMG Veneto per procedere in modo flessibile e graduale: microteam che riuniscano almeno 5 medici di uno stesso territorio, dove ci sia la possibilità di avere personale amministrativo almeno in uno degli ambulatori; le medicine di gruppo integrate con almeno 10 medici e, ad esempio, dotazioni strumentali adeguate per la diagnostica di primo livello; le Case di Comunità, regolate dal PNRR, come strutture d’eccellenza, con équipes composte da medici di famiglia, pediatri, specialisti, assistenti sociali e prestazioni anche complesse.

«Non abbiamo formule magiche – conclude Maurizio Scassola – ma proponiamo modelli flessibili che abbiamo come unità interpretativa di riferimento il medico di famiglia che lavoro da solo. E sono ancora tanti: più del 50%, solo il 23% della popolazione veneta ha come riferimento una medicina di gruppo organizzata e con personale amministrativo e infermieristico formato. Questo è inammissibile: si crea una disuguaglianza nei confronti della popolazione, senza equità e con tanta dispersione economica».

Non appena possibile la proposta sarà presentata anche alla Regione, segno da parte della FIMMG Veneto della volontà di porsi come soggetto propositivo e non di opposizione; di rompere, partendo da iniziative concrete, quella incomunicabilità che da troppi mesi ormai caratterizza i rapporti con la politica; di gettare le basi per una progettazione delle cure territoriali fondata sul confronto e sulla condivisione dei percorsi.
Già illustrata, invece, al segretario di FIMMG nazionale Silvestro Scotti, oggi a Venezia. «Il medico di medicina generale – ha commentato – in futuro non lavorerà meno, ma dovrà lavorare in modo diverso. Il progetto di riforma delle cure primarie e di riorganizzazione dell’assistenza sul territorio presentato oggi a Mestre potrà essere da stimolo per la discussione anche in altri territori. Siete la prima FIMMG regionale che si muove nella direzione giusta: trovare soluzioni concrete che rispondano sia ai bisogni di salute e assistenza dei pazienti, sia alla volontà di autonomia delle Regioni».

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